Le due molecole oggetto della domanda sono entrambe rinomate per la loro azione antiossidante. Sono spesso presenti in integratori e farmaci da banco che portano benefici modesti e non quantificabili a fronte di un impegno economico da parte dei pazienti.
Sicuramente l’impiego epatoprotettivo della N-acetilcisteina (NAT) ha solidissime basi scientifiche vedendola indicata in moltissimi ambiti come prima linea di trattamento per alcune intossicazioni, chemioterapie e trapianti di fegato.
Invece l’astaxantina (AST), in quanto di più recente impiego, non ha la stessa quantità di pubblicazioni, ma numerosi recenti studi stanno valutano positivamente il suo impatto pleiotropo (non solo a livello del fegato) nelle malattie neurodegenerative, renali, cutanee, oculari, e gastrointestinali tramite un’azione diretta e indiretta sulle cascate PI3K/AKT, Nrf2, NF-κB, ERK1/2, JNK, p38 MAPK e JAK-2/STAT-3. Questo la rende sicuramente una molecola da attenzionare e da monitorare per i suoi possibili impieghi futuri.
Attualmente per nessuna delle due sostanze esistono solide revisioni sistematiche che supportino un loro impiego strutturale territoriale a scopo epatoprotettivo in una popolazione priva di specifici fattori di rischio.